20 dic 2014

I sapori veneziani. Ovvero quali?


Malgrado le apparenze, percepiamo il mondo in modo sensoriale. I nostri sensi ci fanno da guida, formano il nostro sguardo sul mondo, la nostra cognizione di esso e, soprattutto, i nostri ricordi. 
Ho deciso di seguire il pensiero del post precedente, sostenendo che, se un posto è uguale ad un colore, nello stesso modo, è anche uguale ad un sapore. Non necessariamente esso è legato direttamente al mangiare, ma piuttosto al momento in cui mangiamo. Gli esseri umani sono dotati di una capacità di memorizzare i momenti, luoghi e le persone con sapori o profumi. 
Secondo me il viaggiare è una continua degustazione dei posti visitati, e in seguito, li leghiamo ai singoli sapori, i quali ci fanno ritornare il ricordo di quel magico LA'. I nostri sensi sono davvero un dono, e la memoria dei sapori forma i nostri ricordi, e grazie ad essa diventano più chiari. 
Secondo Tiziano Scarpa, il sapore di Venezia sicuramente non è il dolce. E aveva ragione. Dunque, quale sarebbe?


Erbaceo-arancione con un pizzico di amarezza. 
Precisando, quello è il sapore dello Spritz, il quale mi fa pensare solo e unicamente a Venezia. Che cos'è lo Spritz? E' un aperitivo servito in diverse maniere, però il mio preferito, e nella mia opinione quello verissimo, è quello fatto con l'aperol. L'Aperol Spritz viene fatto di vino bianco, soda, e aperol - aperitivo alcolico di arancia, erbe e radici. Tutto quello viene servito con una fetta d'arancia e un'oliva messa su uno stuzzicadente.
Il mio primo Spritz l'ho bevuto per la prima volta durante il mio soggiorno a Venezia, quando essa mi aveva rubato il cuore, il che sicuramente aveva influenzato le mie papille linguali, le quali avevano ricordato quel momento piacevole, ammedesimandolo con un sapore appena conosciuto. Lo Spritz viene servito sia nei locali, nei bicchieri di vetro alti, sia alle bancarelle dove vendono i gelati , dove lo spritz viene servito in un bicchiere di plastica. Sia nei bicchieri di vetro, sia in quelli di plastica esso si gustava alla grande e aveva un sapore unico. 
Questo coctail col tempo ha guadagnato i fan fedeli, diventando uno dei simboli rappresentativi di Venezia e della regione Veneto in generale, visto che a Venezia è possibile comprare anche le magliette e le borse con un disegno stampato dello Spritz e della ricetta. 


La dolcezza della pesca


Invece un altro sapore veneziano della fama mondiale è il Bellini, long dring a base di vino bianco frizzante e la polpa di pesca. Il Bellini, la sua fama deve al locale più noto di Venezia, ovvero al Harry's Bar, il quale nel 2001 è stato dichiarato il patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali, e cui cliente fisso fu addirittura Ernest Hemingway. Il famoso locale si trova in calle Vallaresso, vicino alla Piazza San Marco, purtroppo però volendo andarci dobbiamo prendere in considerazione che un coctail ci costerà una somma pazzesca.

Le meraviglie del mercato di Rialto


 Un modo per conoscere la natura di un posto è entrare nella propria quotidianità, il che è possibile provare visitando di mattina il mercato di Rialto, il quale si estende dal Campo de la Pescaria al Campo San Giacometo. Il mercato ci offre la verdura e la frutta fresca, tipiche per la cucina italiana. Invece un odore pesante di pesce ci porta al mercato di pesce collocato accanto a quello di verdure. Vi troveremo, naturalmente oltre a diversi tipi di pesce, soprattutto i frutti di mare, tutti freschi, portati al mercato col trasporto acqueo. 


Io la  mia visita al mercato l'ho cominciata dal mercato di pesce, dove un signore con la pancia, vestito con un grembiule macchiato di sangue e altri liquidi di pesce, mi ha sorriso tutto divertito, mentre io facevo una smorfia guardando le piovre che vendeva. I tentacoli di esse erano stesi come delle cosce grigie in una posa immodesta.







Un caratteristico odore di pesce ci chiude il naso, per poi passare a quello di basilico, rosmarino e di cumino. I pomodori e le cipolle hanno le dimensioni di un grande pugno chiuso. La donna nascosta dietro i porri grida, dicendomi di comprare ancora un'altra.
Tagliando le cipolle italiane si piange da matti. Una cipolla così sugosa come quella non avevo mai visto prima nella mia vita, il sugo scappava tra le mie dita e poi non riuscivo a lavare dalle mani quell'odore acuto. I piccoli peperoncini erano appesi come i campanelli cinesi che mandano via i fantasmi cattivi. A dire il vero, in Italia i peperoncini sono un simbolo abbastanza diffuso e sono conosciuti come quelli che portano la fortuna, e per questo così comuni sono i gioielli o dei portachiavi a forma di peperoncino. Quelli al mercato, brillando  al sole, sembrano finti, fatti di plastica. Guardo intorno se nessuno mi vede e li tocco da nascosto, per convincermi se sono veri. 


Sono veri como tutto quello che è veneziano. Anche se si dice che i veri veneziani siano sempre di meno visto che scappano dalla folla di turisti. Mi sento un po' colpevole, perché visitando Venezia, assumo il ruolo di una turista, anche se al mio parere non mi sento affatto una turista. I miei ritorni a Venezia sono i ritorni al mio rifugio, al mio faro inamovibile, alla mia Itaca amata. E mi sento un po' come Ulisse. Un po' colpevole e un po' piena di nostalgia. 

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