5 dic 2014

La parola di Roma


«Il segreto per capire una città e chi la abita sta nell’impa-rare la parola che circola per le strade.» (...)Se si potesse leggere nella mente di chi passa per strada, in qualsiasi luogo, si scoprirebbe che c’è un pensiero che ricorre più frequentemente di tutti. E quel pensiero è la parola della città. Se la tua parola personale non coincide con la parola della città, vuol dire che non ne fai parte.
«Qual è la parola di Roma?»
«SESSO.»
Elisabeth Gilbert „Mangia, prega, ama”

Da questo risulterebbe che io non ne faccio parte (perché alla fine, a quante città, nello stesso tempo, si può appartenere?) oppure semplicemente non la visito abbastanza spesso. Chissà, se ci andassi ora, magari condividerei quella “parola”. Oppure essa sarà già cambiata? Oppure quel personaggio del libro di Gilbert semplicemente aveva torto? Siccome, com’è possibile che Roma (riempita di anima dell’antichità, dove la polvere raccolta da secoli, col tempo venne coperta dall’asfalto), potrebbe scegliere “sesso” per la parola che la descrive? Dall’altra parte, ogni affermazione può essere un po’ modificata, e la verità storica a volte è inesorabile. In questa città, per secoli, non si fuggiva dai diversi piaceri. Le serve col tempo diventarono le cortigiane, e le pratiche omosessuali erano comuni non solo nei tempi dell’Impero ma anche dopo. Basta leggere le biografie dei grandi artisti del Rinascimento. Però sicuramente solo a Roma? Non proprio.
E qual’è la mia parola che descriverebbe Roma? Non l’ho scoperta ancora, ma pendo verso le parole come “mistero” e “tempo”. Comunque, non condivido quella proposta di uno dei personaggi del libro di Gilbert, ovvero in altre parole: non appartengo a Roma, e per questo alla mia descrizione di questa città sarà priva di “sapori piccanti”, però nello stesso tempo magari più convincente?




Cosa si può scrivere su Roma per non essere ripetitivi? Non è facile scrivere sui posti conosciuti in tutti il mondo almento dalle foto, o dalle immagini che troveremo nelle guide. A dire la verità, proprio a Roma, quando per la prima volta l’ho visitata, ho sentito che l’aria italiana davvero ha un altro odore (e non sto parlando dell’odore dei pneumatici dell’aereo) e per la prima volta mi sono sentita come a casa (anche se non condivido la parola della città).




Sono un’amante dell’arte in tutte le sue forme, ma quella classica (quella moderna non fa per me). In Piazza Navona troveremo la bellezza e la freschezza, ovvero tre fontane: quella che suscita più emozioni, costruita da Bernini la Fontana di Quattro Fiumi, poi la Fontana di Nettuno, progettata da Giacomo della Porta e la Fontana del Moro. L’aria fresca la troveremo anche in Piazza di Trevi, dove, è facile indovinare, si trova famosa Fontana di Trevi, sul fondo della quale troveremo una montagna di monete lasciate dai turisti di tutto il mondo. Si dice che se, girati con le spalle verso la fontana, attraverso la spalla destra (se non sbaglio) gettiamo una moneta e esprimiamo un desiderio, esso si realizzerà. Non so in quanto è vero questo detto, o in quanto era il merito di placebo, ma il mio si è realizzato.




Uno dei ponti più belli di Rome è il ponte di Sant’Angelo, attraverso cui arriveremo al Castel di Sant’Angelo, il quale in realtà è il Mausoleo che l’imperatore Adriano ordinò di costruire per la sua famiglia. Non so se anche voi condividete la mia opinione che l’abitudine di sepellire i “grandi” nelle tombe di dimensioni eccezionali è abbastanza strana. Come se dopo la morte aveva importanza dove e come si giace.
Il Ponte di Sant’Angelo è ornato dalle statue di angeli effettuate de Bernini e collocate sul Ponte nel 1668.



Cosa mi ha affascinato a Roma? Il viaggio nel tempo. E non sto parlando di sporcare le scarpe al Foro Romano (il quale, se non vogliamo entrarci dentro, possiamo ammirarlo dall’alto, dalle parti della strada). Uscendo dalla metropolitana romana e girando nei vicoli, dopo un’ora di passeggiata mi sentivo come se avessi fatto un viaggio nel tempo almeno 4 volte. I tempi contemporanei, l’antichità, Rinascimento, e un’altra epoca ancora. La varietà di cose presenti a Roma fa girare la testa, e la sorpresa più inaspettabile era il fatto che ora tra i resti dell’Impero Romano vivono ....i gatti. I gatti romani sono diventati un simbolo e li ritroveremo anche sulle cartoline del Foro Romano. Durante il giorno non era facile notarli però di notte i gatti diventavano veri e propri padroni del luogo. Visto che esco pazza vedendo gli animali senza padroni per strada, ha dovuto andarmene prima possibile per non portarli tutti con me a casa (con mille graffi sulla faccia, suppongo).

Se deciderete di visitare Roma, sedendo oppure stando in piedi in una delle strade rumorose, ascoltate bene come batte il cuore della città e provare a indovinare qual’è la parola. Non fatevi influenzare dalla citazione del libro di Elisabeth Gilbert che ho messo all’inizio. O forse avere già scoperto la parola di Roma? In entrambi i casi scrivetemi cosa avete scoperto, con piacere vedrò qual’è la Vostra parola romana e forse ne trarremo una conclusione interessante? :))



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