27 gen 2015

Cosa (ci) manca a Padova?


Leggendo le descrizioni delle gite, ho notato che Padova fa parte delle tappe “must-see” durante una gita al Nord d’Italia.  Il mio primo ricordo di questa città non è tanto “italiano”: i condomini alti, alcuni palazzi, le zone abbastanza moderne che non hanno a che fare con i centri storici italiani e un caldo da morire. E proprio questo è il motivo per cui bisogna ritornare ad alcuni posti, soprattutto quelli, le cui immagini sembrano sempre più nebbiose e non tanto chiare, fino al punto in cui non siamo tanto sicuri se quel ricordo riguarda ancora questo posto oppure ormai un’altro. E come scrisse José Saramago “Bisogna (...) vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, (...) con il sole dove la prima volta pioveva (...)”. Ed in questo modo sono tornata a Padova, la quale ricordavo soleggiata, afosa e abbastanza mediocre, e la quale, in seguito, mi si è mostrata nuvolosa, piovosa, autunnale e .... incantevole.


Se credessimo ai detti locali della regione Veneto, potremmo pensare che Padova è “una bambina nata sotto una stella felice” – bella come sua sorella Venezia e tanto dotta quanto sua cugina Bologna. Cosa dunque Padova ha preso da Bologna, cosa da Venezia, e cosa di bello ha il suo?

L’orgoglio della città è soprattutto l’Università. Fondata nel 1222 è la seconda più antica università in Italia e la settima al mondo. La sede dell’ateneo è il Palazzo Bo, situato in centro della città. Inoltre, una curiosità è che nel dipartimento di lingue e letteratute slave, gli studenti possono studiare la lingua e la letteratura polacca.


A Padova, come a Bologna, dominano i portici che aiutano i passanti a nascondersi durante la pioggia. Sono stata fortunata visto che durante la mia visita a Padova la pioggia ha deciso di farsi una pausa, trasformandosi in una piovigine fastidiosa, per poi smettere di tutto. Nel centro di Padova i portici si estendono per 12 km, innalzando la città al secondo posto (subito dietro Bologna) al mondo per il più alto coefficiente tra i chilometri delle strade e dei portici.

Isola Memmia in Piazza del Prato della Valle

Similmente a Venezia, Padova anche meraviglia con i propri angoli che guidano i visitanti dritto nei posti che meravigliano i viaggiatori di tutto il mondo. Uno di essi è la Piazza del Prato della Valle, la piazza più grande di Padova e una delle più grandi in Europa, di una superficie di 88620 km2. Il suo punto caratteristico è l’Isola Memmia, “un’isola” situata in mezzo della piazza, circondata dal piccolo fossato a forma di ellisse, divisa in 4 parti, intorno la quale dominano 78 statue di pietra degli uomini meritevoli. Tra essi ci sono le statue dei più grandi poeti e scrittori italiani, tra l’altro Ludovico Ariosto e Torquato Tasso, ma anche due re della Polonia: Giovanni III di Polonia e Stefano Bathory. Originariamente l’Isola Memmia fu circondata dalle 88 statue, dalle quali 10 che rappresentavano i doge veneziani, furono distrutti dall’esercito di Napoleone nel 1797.  Oggi sulle teste dei 78 meritevoli riposano i piccioni. Il tempo porta la delusione e interrompe lo stato di riflessione. Se attraverserete il ponte dalla parte laterale di ellisse e guarderete giù, al fondo vedrete una bici rugginosa e coperta di melma. Non so cosa pensarci.


Un’altra piazza molto importante di Padova, situata nel chore della città, è la Piazza della Signoria (o dei Signori). Per secoli era il centro degli avvenimenti civici e tornei. Ora, tranne i tornei, non è cambiato quasi niente, visto che Piazza dei Signori sempre è un luogo d’incontri. In fondo della Piazza invece sta orgogliosa Torre dell’Orologio, con l’orologio circondato dalle 12 segni zodiacali. Almeno crediamo così, dandone solo un’occhiata. Se lo guadreremo più attentamente, noteremo che manca il segno della Bilancia. Al proposito circondano diverse legende, tra le quali quella più famosa, secondo la quale l’artista impegnato alla costruzione dell’orologio, non fu pagato adeguamente al contratto, e decise di togliere il segno della Bilancia, il simbolo della giustizia, sostenendolo con i pedipalpi dello Scorpione. Questa storia però non fu mai confermata con nessun documento, e così divenne una leggenda.


Invece Piazza delle Erbe insieme alla Piazza della Frutta sono il regno dei mercati, durante i quali la piazza viene riempita con le bancarelle fino all’ultimo metro quadro, come il giorno in cui l’ho vista io per la prima volta. Lungo un lato della piazza c’era una lunga catena delle bici, nell’aria si sentiva l’odore della verdura il quale attraeva la folla di gente, che non sembrava scoraggiata nemmeno dalla pioggia.


Si dice che Padova sia una città dei tre “senza”, il che in realtà ha un significato piuttosto simbolico. Il primo sarebbe “Santo senza nome” e si tratta di San Antonio, la cui Basilica la troveremo in Piazza del Santo. Come mai “senza nome”? Gli abitanti di Padova, dicono della Basilica e di San Antonio semplicemente “il Santo”, non usando il proprio nome.
„Caffè senza porte” è invece il Caffè Pedrocchi, un locale di fama internazionale, situato in via VIII febbraio. Il proprio “senza” esso deve al fatto che fino al 1916 era aperto 24 ore al giorno e, inoltre, era un luogo d’incontro dell’élite intelettuale di Padova. Tra gli studenti padovani gira una credenza, secondo la quale meglio non entrare al Caffè Pedrocchi prima di laurearsi, altrimenti si avrà le difficiltà di finire gli studi. Però se per Voi l’università è ormai una storia finita, vi invito volentieri a rilassarsi con una tazza di un bel caffè al Caffè senza porte :)
Invece „Prato senza erba” è il nome dato alla Piazza del Prato della Valle, visto che per lungo tempo la Piazza veramente era „senza erba” a causa delle numerose bancarelle che la riempivano fino all’orlo.

Dal „senza” passiamo all’abbondanza.  Padova ci offre soprattutto la storia: Museo archeologico e museo dell’arte medievale e modrena, e oltre ai musei, secondo me, la meta più importante per tutti gli amanti dell’arte medievale, ovvero la Cappella degli Scrovegni, decorata con un ciclo di affreschi dipinti da uno dei più noti pittori italiani, Giotto. Inoltre, vicono alla Piazza del Prato della Valle, è situato il più antico giardino botanico al mondo, la cui fondazione risale al 1545.

Se qualcuno aveva dei dubbi perché proprio Padova fa parte dell’elenco dei posti da vedere durante le gite fatte al Nord d’Italia, credo che quei dubbi ora siano spariti. Anche se Padova è una città dei tre “senza”, l’unica cosa che ci può mancare visitandola, sarà il tempo, a causa di una grande varietà di posti e monumenti che ci offre da vedere la sorella di Venezia.

Tornando alla stazione, la pioggia ha ricominciato il suo giovo, masacrando gli ombrelli con le gocce enormi, e io ringraziavo, tra me e me, agli archittetti per aver inventato i portici.

A volte mi piace ideare le cose sottintese,  e il tempo a volte si adegua volentieri al nostro stato d’animo ed al nostro umore. Come a Venezia, dove si dice che il suono della campana Marangona annunci l’arrivo di un vero veneziano, così forse a Padova, chissà, nello stesso momento quando partivo io, da Padova partiva qualcun’altro per cui la città voleva mettersi a piangere?


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