22 feb 2015

Bella ma non apprezzata, ovvero cosa una guida non ci può dare



Di nuovo Vi porto nel paese di ‘nduja, formaggi, carne suina e cipolla. L’Italia del Sud nella propria natura è un po’  insolita e complessa, visto che i turisti ci vanno per ammirarla, mentre i giovani che ci sono nati, spesso partono per nord per gli studi o per il lavoro. I bei paesaggi d’Italia sono un po’ come le gondole. Di nuovo farò riferimento a Brodski, visto che lui sembra essere l’unico che pensi usando le stesse parole che uso io: (...) coloro ai quali una cosa del genere sarebbe intonata, una gondola è tanto inaccessibile quanto un albergo a cinque stelle. L'economia riflette la demografia, d'accordo; ma la cosa è doppiamente triste, perché la bellezza, invece di promettere il mondo, è ridotta a esserne la mercede.”*
Ed i paesaggi d’Italia sono a volte come un diamante non sfaccettato. Rallegrano gli occhi soprattutto nei posti di cui non si parla tanto.


È bello visitare i posti meno conosciuti perché a quel punto possiamo assumere da soli una posizione nei confronti di essi, sostenere cosa è degno di nota e cosa no, e rifletterci nel momento in cui lo riteniamo giusto e non quando dovremmo perché così-c’è-scritto-nella-guida. Mi viene in mente una delle gite quando uno dei miei colleghi, vedendo una folla dei turisti fermati davanti ad un gran orologio, disse: “qua deve esserci qualcosa di serio”. E c’era.

Le guide mi piacciono un sacco perché mi danno la possibilità di vivere nelle forme e nei colori i sogni sui luoghi e sulle cose che vedrò una volta andataci. Per questo così passionalmente rileggo la guida su Barcellona e cerco una ideale su Cuba. Però dall’altra parte i posti non descritti ci danno una certa autonomia e ci rendono liberi nello scoprire e, forse, nel notare qualcosa che un altro sguardo attento del guida non avrebbe potuto mai notare.


Corigliano Calabro è un paese della Calabria, situato nella provincia di Cosenza. Si trova più o meno 15 minuti di distanza dal mare ed è collocato su una collina pittoresca, assomigliando un po’ ai paesini siciliani. Però li assomiglia solamente alla prima vista perché una volta arrivati subito noteremo la propria unicità. Corigliano Calabro è un paese con una ricca storia, un paese che ricorda tante generazioni e conosce tanti misteri. Tanti dei propri vecchi abitanti si sono trasferiti nella zona più moderna, cioè a Corigliano Scalo, dove invece si trova un parco carino, che purtroppo viene chiuso alle 20. Inoltre, nelle vicinanze si estendono le lunghe spiagge ghiaiose, e d’estate il lungomare prende la vita soprattutto di notte. Marina di Schiavonea non si distingue specialmente dagli altri paesi marittimi, anche se in questo caso viene visitata soprattutto dagli abitanti locali. Vivere nel centro storico, a Corigliano Calabro, ha un proprio incantevole fascino, di cui coloro che ci vivono sono apertamente fieri. Ed io, quella che visita la città, do a loro una piena ragione camminando lungo le vie ripide che assomigliano ad un stretto spazio vuoto tra i libri in una grande biblioteca.  A Corigliano Calabro troveremo anche un hotel a 4 stelle, e a dire il vero, adesso sono curiosa dei prezzi che propongono per una notte.


Una delle cose più ammirevoli della città è il castello ducale, illuminato di notte assomiglia ad una fortezza. Fu costruito nel XI secolo ed è stato chiamato uno dei castelli più belli e meglio conservati dell’Italia meridionale”. Originalmente costruito come una fortezza militare, con il tempo diventò una residenza delle famiglie nobili. A visitarlo siamo andati con piacere ed avidi di sapere abbiamo pagato anche una visita guidata, e siccome eravamo unici a farlo la signorina che ci faceva da guida ci ha dedicato tutta la sua attenzione. Come abbiamo saputo, il castello passava dalle mani a mani, dalla famiglia Sanseverino, attraverso i Saluzzi, fino ai Campagna, i cui stemmi orgogliosi sono appesi sopra il portone principale del castello circondato dal fossato. 
La nostra guida ci fa entrare nelle parti più basse del castello, cioè nei sotteranei, dove il benvenuto ci dà un prigioniere-manichino incatenato. In seguito saliamo con le scale entrando al cortile e poi alla cappella del castello dove il guida ci indica un piccolo finestrino da cui le duchesse guardavano la messa. Poi passiamo alle stanze, dove incontriamo altri visitatori che ci circondano piano piano, impazienti,  facendo finta di ammirare il talamo a baldacchino mentre in realtà ascoltavano il racconto della nostra guida. Quella ultima invece evidentemente irritata smette di parlare e ci fa entrare nell’altra stanza per poter continuare il racconto. E quando quelli ci raggiungono, la guida di nuovo ci fa entrare nella stanza con il talamo a baldacchino, gettando agli altri uno sguardo non-avete-pagato-quindi-non-potete-ascoltare. E ha ragione. Quando finalmente rimaniamo soli, lei continua ed io ammiro lo studio, i quadri, i ritratti dei membri della famiglia Campagna e le tele giapponesi sulle pareti, portate in Italia per i capricci di una delle duchesse. Dal racconto risulta che i membri della famiglia erano un po’ malaticci, il che non sorprende prendendo in considerazione i tempi in cui la gente non viveva fino a lungo. 


Passiamo alla sala degli specchi, dorata, con i lampadari enormi che prima svolgeva ruolo della sala da ballo. Il proprio soffitto è decodato da un affresco intitolato “Palcoscenico della vita” di Ignazio Perricci. L’opera dà l’illusione di tridimensionalità visto che rappresenta  cielo con le stelle e un enorme balcone, e su di esso le persone che  ci salutano dall’alto. Alla fine saliamo sulle piccole scale (che mi fanno venire la paura visto che soffro le vertigini) per raggiungere una delle torri. Là passiamo altri 15 minuti ammirando. Davanti agli nostri occhi si estende un largo panorama, con Corigliano Scalo in fondo e con il blu scuro del mare, ovviamente.


E cosa hanno in comune Calabria ed i costumi? A dire il vero,  non tanto, però danno un certo carattere ai mieri ricordi, visto che durante il mio soggiorno ha avuto luogo l’evento “Notte d’estate”, durante il quale il castello prendeva vita, si poteva visitarlo gratuitamente, ovviamente senza la guida (e lo fatto anch’io anche se pochi giorni prima ho conosciuto tutta la propria storia). Come mai prendeva vita? Quella sera attraverso le proprie stanze camminavano uomini e donne travestiti con i costumi delle epoche passate, e nella sala degli specchi le coppie di professionisti ballavano un valzer. Avevano luogo anche altri eventi che si svolgevano fuori il castello, come per esempio i concerti e le mostre d’arte allo scoperto, che si potevano ammirare camminando lungo l’illuminata via Addolorata.


Il bello di visitare i posti meno conosciuti sta nella sorpresa che ci garantiscono, perché andandoci mai sappiamo cosa aspettare. E di solito, se non ci aspettiamo nulla, scopriamo quanto hanno da offrirci. Visitare Calabria è dare uno sguardo completamente diverso e, data la cucina, un po’ più piccante ad una Italia non scoperta e sconosciuta. Allora se siete gli amanti dell’allargare gli orizzonti, assolutamente sia la Vostra destinazione quella verso le “dita” dello stivale italiano.


*”Fondamenta degli Incurabili”, Josif Brodski

La vista dal castello di Corigliano Calabro.

Nessun commento:

Posta un commento